Timeline of s7r0nz0

Quanto mi sento scema oggi!🤣me lo dico da sola perché me lo merito
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Come te anon

Raga però un attimo. Oggi è single da due mesi e ci sta. Proviamo a stare qua, sono interpretazioni le nostre.
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Non può averci preso per il due mesi. Non ci credo. Le abbiamo legate noi le cose. Io per prima

Cuore nella diretta di fiorello subito dopo i ballerini 😂

Si conoscono molto probabilmente da settembre entrambi fidanzati già il 19 novembre a casa di lui con faccia da pesce lesso

Dai è indifendibile, lui può stare con chiunque ma i teatrini li ha fatti sino a giovedì/ venerdì a Roma tutt’ al più e poi grease e poi foto guarda caso tutte cose che facevano pensare a ts. Ci poteva risparmiare quello ecco due mesi di prese per il

Dai su non ci credi nemmeno tu

Quanto Spero in un intervista ben pagata a TS,ne scopriremo delle belle...peccato che non succederà mai
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Troppo signore e buono

Ma io non capisco perché vi state incazzando per la relazione di un altro
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B0h*

Però dai sono divertenti da leggere ahahah tutte piccole vedove dal cuore spezzato

Ah 0 però devo dire che a leggerle i livelli di psicosi e ossessione sono gravi.

Quanto non lo sopporto quando fa così santo cielo. Dillo e basta visto che ci tieni tanto sennò s zitto e goditi la vacanza. Io veramente vorrei la smettesse di fare il quindicenne che ragiona solo col cazzo perché non se ne può più. Avesse almeno una credibilità sul lavoro sarebbe più accettabile
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La canzoncina di Patty Pravo, le storie malinconiche, lui che vi fa credere che non può scopare 😂😂😂😂😂 sceme che siete
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Mamma mia ahahahah

L.? B

Perde di ogni credibilità e chi ci rimetterà sarà lui

Si mi sento molto scema lo ammetto

Come vi prende per lui nessun`altro 😂😂😂
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È innamorato di Edoardo ❤️❤️❤️❤️❤️❤️
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Già

Lo è

Le persone prima o poi si rivelano per quelle che sono
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È innamorato di Edoardo ❤️❤️❤️❤️❤️

Che poi non è per ts figuriamoci per lui è un fantasma ormai e lo abbiamo ca ma è l’atteggiamento con il pubblico e l’esterno che lo rende indifendibile purtroppo. E non mi dite che dice una cosa per un’altra per depistare il gossip ed evitare perché poteva semplicemente non parlarne fin dall’inizio. Per una volta siate oggettive e lo dico io che gli voglio molto bene ma sta facendo un gran casino
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Raga possibilmente si conoscevano anche da settembre erano nello stesso evento

Lo ha fatto anche all’inizio con ts. Queste cose le gestisce proprio così purtroppo

Mi è scaduto e parecchio ma proprio per i teatrini fatti nell’ ultimo periodo. È libero di fare quello che vuole della sua vita ma anziché fare l’ ambiguo un po’ di coerenza e sincerità non sarebbe stato male

Mi dispiace ma è vero. Perché se fosse stato zitto, lineare e sincero nessuno avrebbe potuto dire nulla. Fai intendere (anche i mesi scorsi) che soffri per la fine della storia, poi ora ritiri fuori la malinconia, "felicemente solo" etc.. tutti teatrini..e poi ci s insieme e parti con lui. Un po` tutto troppo secondo me.

Mi spiace tanto dirlo ma è vero

E la malinconia, "felicemente solo", gli obiettivi per alzarsi dal letto, circondarsi di persone per non stare solo...e poi sta già partito di testa per questo da un po`. Boh quanto mi sta scadendo tz.
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I teatrini sennò nessuno parla più di lui se non per i flop

Sempre perché non può essere lineare e sincero, perché in quel caso nessuno potrebbe dire nulla. Ma deve sempre fare teatrini e dire cazzate e io da fan sua mi sto stufando

Ha messo gli addobbi ma inizia ad odiare il natale 😂

La vedova abbandonata l’ha fatta per l’altro perché ha lasciato il fidanzato dopo un anno e mezzo per lui e non ci voleva stare… ci ha messo due mesi ma alla fine l’ha conquistato il tipo…
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Raga si saranno conosciuti lì e guarda caso poi entrambi si sono mollati lol

Ma tu guarda il caso ⬇️

Anche edo era fidanzato a settembre

No ts non gli deve dare la soddisfazione di toglierli il segui. Significherebbe che a lui brucia . Gli deve essere indifferente e se non lo è realmente lo deve far credere. Tanto a quanto pare da parte di tz è stato soltanto un giocare

Quindi anche il limone al plastic era per questo tipo

Fosse in ts oggi gli leverei il segui

Mi sa proprio di si

Alla fine davvero tz avrà mollato ts per questo Edo

Visto che ce l’ha fatto vedere lui po smetterla con lo spam che oramai non sono più dicerie ma fatti concreti?
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Infatti cazzo

Anon spam per favore ci dai un po` di spazio
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Trovo tutto molto ridicolo francamente
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Quanto è stato ambiguo questi due mesi

Che coglioni sto spam basta. Accettate che se fa una cosa tz allora se ne può parlare. È lui che ha fatto i teatrini inutili
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Lo avrà conosciuto lì

Ma chissà da quanto ce lo ha in testa, meglio lasciar perdere va

Ma poi perché spamma?

Amo alla Milano fashion week in quel evento c`era anche questo

⬇️ dí il nome oppure fai un giro

Ma cosa che sta con Edo?

Ripeto qui a settembre stesso evento

Adesso però il segui se lo possono anche mettere
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A settembre nello stesso evento
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Quale?

Io è un mese che vi ripeto che vi prendeva per il con i teatrini della vedova abbandonata quando quello il 19 novembre era già a casa sua e quindi molto probabilmente si frequentavano già prima di quel giorno ora l’avrete ca speriamo
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Le maschere cadono sempre, sempre.
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E abbiamo la prima foto di Edo
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Bene così almeno basta sotterfugi e finte lacrime ahahah

Finalmente

Leggermente presa per il mi sento peró, non c’ era bisogno di tutti questi teatrini di questo periodo. Anziché giocare sull’ ambiguità avrebbe reso onore a tutto un po’ di sincerità e chiarezza
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Onestamente anche io. E lo dico da fan di tz. Troppi teatrini inutile in cui faceva intendere anche altro.

Chissà da quanto va avanti questa farsa 🥶🥶🤢🤢
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Mio dio la ridicolaggine di quei soggetti
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Con chi ce l`hai?

Ma chi?

Come vi prende per il lui nessun altro
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Come detto da capire con chi è. PS erano all`evento della milano fashion week a settembre ciau
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Guarda che è Edo

Stesso modus ope. Fa capire che sta con qualcuno come con ts. Lo raggiunge sul luogo di lavoro come con ts a Battiti. Stesso teatrino.
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No ma non lo voleva mostrare, ci tiene alla privacy 😂😂😂
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Ma come un passante ahahhaha è lui

Come passa in fretta l’amore

È Edo 100%

Ma a me non sem Edo quello eh. Sem un passante (non sto dicendo che non sia li con lui?

Crepo

LA PRIMA FOTO DI EDO 😭😭😭
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Ma quello non è edo lol

È Edo

Ma a me sem un passante ahah

Senza mancare di rispetto a nessuno penso che un uomo come Edoardo sia molto affine a tz come gusti, interessi e stile di vita. Nell`ipotesi di un futuro insieme intendo
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A me non sem Edo ma un passante boh ahah

Già la premessa la dice lunga,lo scorso anno e al GF lo diceva lui di amare le cose semplici

Ci vediamo tra un anno se dura

Ha appena messo una foto di Edo

Credo che le differenze tra tz e ts siano iniziate a pesare (non sto sminuendo nessuno, sto solo dicendo che sono diversi e magari le aspettative in questo momento erano diverse giustamente) e li abbiano portati a rendersi conto che non stava più andando. Capita purtroppo ma è la vita. Auguro ad entrambi di essere felici

Beh a giudicare dai follower del tipo credo non ci siano altri dubbi. Buon fidanzamento che falso di merda
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E a settembre erano pure nello stesso evento a Milano fashion week

In che senso i follower?

Ma falso cosa???è single e non può frequentare uno?

Bugiardo patologico cit.

Già

Diciamo che almeno potrebbe evitare quelle scenette delle malinconia, felicemente solo etc. Perché è davvero ridicolo. Poi si chiede perché non lo prendono sul serio
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Bene!E con questa vacanza cosa dite di voltare tutte pagina ?chi vuole può seguire entrambi senza frecciatine o scegliere di seguire uno solo,ma bisogna andare avanti come hanno fatto loro
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Boh ok comunque erano stupendi

È stata una bella storia, si sono dati tanto a vicenda e non si può negare. Purtroppo è finita, è la vita, ma auguro ad entrambi di essere felici

*Mi dispiace che non stiano più insieme ma almeno ho visto che si sono amati e tanto.

Esatto

Ecco vi prego, parliamo di loro senza più riferimenti all`altro 🙏

Io seguo entrambi tranquillamente. Mi

Scusi Signorə spammatore. Le da per caso fastidio che si legga la verità? Su che tipo di persona sia il suo protetto. Lo spam di certo non cambia chi sia e come si sia sempre comportato. Ci nettiamo un attimo a scendere e leggere. 😂 Buona vita!
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Vai Flaviana adesso che hai seguito il nuovo amore del tuo protetto potrà presentarlo!! Mi raccomando comincia a fare paragoni
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Se approfitta della parte creativa della soho house potrebbe essere un`ottima occasione
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Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.
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Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.
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Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.
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Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.
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Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.
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Scusi Signorə spammatore. Le da per caso fastidio che si legga la verità? Su che tipo di persona sia il suo protetto. Lo spam di certo non cambia chi sia e come si sia sempre comportato. Ci nettiamo un attimo a scendere e leggere. 😂 Buona vita!
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Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.
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Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.
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Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.
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Quindi adesso la storia com’è? 3 giorni a Cortina, lite sabato, tz incazzato, pace, weekend romantico ad Amsterdam. Potrebbe essere no?
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Amo lo ha raggiunto perché lavora

Direi. Anche se onestamente ad Amsterdam non vai a farti il weekend romantico😂

Ma chi te lo dice che ha bevuto per Edo ti ripeto erano usciti gli arti col flop

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. 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Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. 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Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Chi è che stava male? È ad Amsterdam con Edo che già stava la. Per favore!!!!!!
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Come fai a sapere che già stava la? L’hanno taggato?

Ma come fate a sapere che già stava la?a me fate paura

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. 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E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. 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Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. 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Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. 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E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Secondo me è pure da solo. Weekend per stonarsi e non pensare
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Non è assolutamente da solo

Tommaso non viaggia mai da solo

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. 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E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. 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Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. 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E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. 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Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant` è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch`i` vi trovai, dirò de l`altre cose ch`i` v`ho scorte. Io non so ben ridir com` i` v`intrai, tant` era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch`i` fui al piè d`un colle giunto, là dove terminava quella valle che m`avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de` raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m`era durata la notte ch`i` passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l`acqua perigliosa e guata, così l`animo mio, ch`ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. Poi ch`èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che `l piè fermo sempre era `l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l`erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi `mpediva tanto il mio cammino, ch`i` fui per ritornar più volte vòlto. Temp` era dal principio del mattino, e `l sol montava `n sù con quelle stelle ch`eran con lui quando l`amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch`a bene sperar m`era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l`ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m`apparve d`un leone. Questi parea che contra me venisse con la test` alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l`aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte me sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch`uscia di sua vista, ch`io perdei la speranza de l`altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne `l tempo che perder lo face, che `n tutti suoi pensier piange e s`attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi `ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove `l sol tace.

Si sto cazzo

Boh anche per me

LEVATI DAL CAZZOOOOO PORCA TROIAAAAAAAAAAAAA
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LEVATI DAL CAZZOOOOO PORCA TROIAAAAAAAAAAAAA
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LEVATI DAL CAZZOOOOO PORCA TROIAAAAAAAAAAAAA
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LEVATI DAL CAZZOOOOO PORCA TROIAAAAAAAAAAAAA
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LEVATI DAL CAZZOOOOO PORCA TROIAAAAAAAAAAAAA
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LEVATI DAL CAZZOOOOO PORCA TROIAAAAAAAAAAAAA
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LEVATI DAL CAZZOOOOO PORCA TROIAAAAAAAAAAAAA
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Speriamo che se con questo va bene si stia un po’ tranquillo e inizi a pensare anche ad altro che non sia la vita sentimentale
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Roma, settembre 2021: cià ho da fare. Amsterdam, dicembre 2022: forse sarò un po’ assente. Non lo so Rick, a me sembrà stia facendo le stesse cose. Il risultato sarà diverso stavolta? Magari ha ca che non sbattere qualcuno da subito nelle sue storie potrebbe aiutare a preservare la sua relazione dalle fan ossessionate e dai gossippari… certo, Amsterdam non è la località romantica che mi aspetto per un weekend romantico… ma magari pure al tipo piace sballarsi
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Lui era già su ad Amsterdam

Sarà assente perché sta con il nuovo tipo. Tanto ormai lo sanno tutti.
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Mi sem palese. Faceva così i primi tempi anche con ts

Raga farà detox perché è con Edoardo guardare gli ultimi followers gente che sta ad Amsterdam
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Ma i followers di chi?

Ma dove? Sono sempre gli stessi

Quante cazzate dice Tz a questo punto. "Felicemente solo", fai intendere che non va alla grande con quello..però poi ci parti insieme per Amsterdam. Boh. Forse non voleva fare brutta figura perché già dopo un mese aveva perso la testa per un altro
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Era chiaro, ma comunque è chiaro che sia su con qualche tipo, Edo o un altro fa lo stesso

Forse il tipo alla fine ha semplicemente ceduto o sabato hanno avuto una lite…

Palese

Questo concetto

Anon spam passerai tutta la giornata così esci
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Edo segue uno dei gemelli e prima non mi semva lo seguisse
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Lo segue da un bel pó

Edo segue uno dei gemelli eh 😂
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Ma da un bel pó lo segue

Veramente lo segue da un sacco di tempo e non di recente ma voi le cose ci arrivate sempre tardi e pensate pure di aver scoperto chissà che

Ma che novità amo in una cena con loro lo avrà conosciuto ormai è palese

Dai lunedì torna a scuola e si leva dal cazzo
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Comunque Edo segue uno dei gemelli (Andrea) 😂
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Non potresti postare il pezzo su Ulisse? Tanto x cambiare. Così qualcuno legge qualcos`altro di bello?
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Meno male che lo faceva penare il tipo, se ci parti insieme direi che c`è stata la svolta
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Meme Sissi come no?

Ma quale pensare sicuro si sentiva con altra gente ecco il problema

Che piaga le funz di tz che bloccano un secreto perché non gli piace quello che c’è scritto. Siete proprio come lui
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Struzzo sotto la sabbia

Sono sempre fan di tz. Sempre colpa di tz

A me fa incazzare così tanto quando dite “tz è sempre stato così, si vede che non lo seguivate”. Io lo seguo da anni e speravo di vedere il ragazzino di Riccanza crescere ed evolversi. E per un po’ lo ha fatto. Ora sta regredendo. È come se qualcuno vi dicesse “bello hai quasi 30 anni e sei tornato ad essere quello che eri a 20”. Voi che volete il tz 800k e non vi rendete conto che il tz 800k oggi dovrebbe essere un uomo che è cresciuto e si è migliorato. Invece sperate nei limoni e nelle storie dei pompini, nel vederlo ubriaco in discoteca o mentre passa i weekend tra una cena e un viaggio in attesa che faccia qualcosa per cui voi, e solo voi, po sbellicarvi per soddisfare il vostro piacere nel ridere con il giullare di corte. C’è gente che gli augurava invece di crescere e diventare qualcosa di più di una macchietta che parla solo di cazzi e gossip o che va in tv a fare l’ospite litigioso. Ma forse siete più fan voi, chi lo sa…
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A me fa incazzare così tanto quando dite “tz è sempre stato così, si vede che non lo seguivate”. Io lo seguo da anni e speravo di vedere il ragazzino di Riccanza crescere ed evolversi. E per un po’ lo ha fatto. Ora sta regredendo. È come se qualcuno vi dicesse “bello hai quasi 30 anni e sei tornato ad essere quello che eri a 20”. Voi che volete il tz 800k e non vi rendete conto che il tz 800k oggi dovrebbe essere un uomo che è cresciuto e si è migliorato. Invece sperate nei limoni e nelle storie dei pompini, nel vederlo ubriaco o a Amsterdam a farsi le canne, per soddisfare il vostro piacere nel ridere con il giullare di corte. C’è gente che gli augurava invece di crescere e diventare qualcosa di più di una macchietta che parla solo di cazzi e gossip. Ma forse siete più fan voi, chi lo sa…
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A me fa incazzare così tanto quando dite “tz è sempre stato così, si vede che non lo seguivate”. Io lo seguo da anni e speravo di vedere il ragazzino di Riccanza crescere ed evolversi. E per un po’ lo ha fatto. Ora sta regredendo. È come se qualcuno vi dicesse “bello hai quasi 30 anni e sei tornato ad essere quello che eri a 20”. Voi che volete il tz 800k e non vi rendete conto che il tz 800k oggi dovrebbe essere un uomo che è cresciuto e si è migliorato. Invece sperate nei limoni e nelle storie dei pompini per soddisfare il vostro piacere nel ridere con il giullare di corte. C’è gente che gli augurava invece di crescere e diventare qualcosa di più di una macchietta che parla solo di cazzi. Ma forse siete più fan voi, chi lo sa…
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Ma neanche affossarlo così. È in un momento di crisi. Può riprendersi e continuare a migliorarsi. A me sem che lo abbia fatto in questi anni. Ora sta male e sta cercando di non crollare. Vero che intorno ha sempre avuto sciacalli a più livelli. Tra amici conoscenti amori (escluso ts) fan.

Non spammatrice se fai così sem che hanno ragione gli hater
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Tz registrerà boomerissima anche il 22. Bella notizia
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Stavolta con chi litigherà?

E chi lo ha detto?

Come si sa? Comunque bene. Deve solo sopravvivere al weekend